Zurigo 2024, il direttore di corsa dopo la morte di Muriel Furrer: “Percorso analizzato da UCI e Nazionali, nessuno lo ha mai ritenuto pericoloso”

Il mondo del ciclismo è ancora sotto shock dopo la morte della giovane Muriel Furrer durante i Mondiali di Zurigo 2024. La tragedia avvenuta nel corso della prova juniores femminile ha lasciato molti punti di domanda, soprattutto per quello che riguarda la messa in moto della macchina dei soccorsi dopo l’incidente occorso all’atleta svizzera. Sembra infatti che sia trascorso diverso tempo dal momento della caduta a quando gli organizzatori si sono accorti di quello che effettivamente era successo, lasciando molti interrogativi su quello che sarebbe potuto succedere con dei soccorsi più tempestivi.

Intervistato dal sito svizzero Blick.ch il direttore di corsa di questa rassegna iridata, Olivier Senn, ha risposto ad alcune domande su quanto accaduto, lasciando però ancora irrisolti numerosi dubbi legati al tragico incidente. “Come organizzatori stiamo collaborando con la Procura. Io non so né come sia avvenuto l’incidente né il luogo esatto. Quello che sappiamo è dove è stata trovata Muriel, ma non sappiamo come si sia presentata esattamente la scena dell’incidente. Quello che sappiamo è che è avvenuto durante la discesa del bosco fuori Küsnacht”.

Interrogato su quella che è stata la risposta dei soccorsi Senn ha difeso gli organizzatori, spiegando come sia stata la difficile conformazione del terreno a rallentare il trasporto in elicottero verso l’ospedale: “La macchina dei soccorsi ha funzionato molto bene. Pochi minuti dopo aver ricevuto segnalazione dell’incidente il medico e l’ambulanza erano sul posto e hanno iniziato a prestare i primi soccorsi ed era pronto anche l’elicottero di soccorso. Il luogo dell’incidente però non era facilmente raggiungibile dall’elicottero e Muriel è stata dovuta mettere in sicurezza prima di poterla caricare sull’elicottero. Tutte le bici sono dotate di locatore GPS, ma le informazioni vengono usate principalmente per le televisioni”.

E per rispondere a chi ha criticato la scelta del percorso, sostenendo che quella curva fosse eccessivamente pericolosa, il direttore di corsa risponde: “Abbiamo iniziato a disegnare il percorso durante la fase di candidatura nel 2019. Dopo approfondite analisi, anche per quello che riguarda la sicurezza, è stato creato il percorso del mondiale, che è stato approvato dall’UCI. Non abbiamo ricevuto né dall’UCI né dalle squadre feedback negativi sul tratto di percorso dove è avvenuta la caduta. Ci sono stati circa 1500 passaggi in quel punto durante il mondiale e solo una caduta, sfortunatamente tragica. Il percorso è stato analizzato più volte in termini di rischi e non sono stati rilevati rischi superiori al livello abituale”.

“Il caso Gino Mäder dimostra che questo tipo di indagini richiede tempo – conclude Senn – Solo dopo che polizia e Procura analizzeranno le circostanze dell’incidente potremo avere delle certezze“.

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